venerdì 16 giugno 2017

Inno allo stanzino

Nasce sempre come un bisogno, come se qualcosa dentro me lo chiedesse,
come una fame...
... e così... salgo quegli scalini e più salgo più il cielo si apre sopra di me, come se su ognuno di quegli scalini lasciassi un pezzo di me e mi ritrovassi improvvisamente spoglia, aerea, leggera.
 Poi faccio qualche passo, apro la porta dello stanzino e quella voce dentro di me dice "casa!" ed improvvisamente mi sento abbracciata, avvolta da una coperta calda e accogliente.
 Apro la finestra turchese... la spalanco...sento il vento che entra da lì, che alza la polvere dalle superfici, quella stessa polvere che mi entra su dal naso, si posa sulla mia pelle, sui capelli e sui vestiti, come fosse un profumo intenso, come fosse il mio stesso profumo lasciato lì l'ultima volta.
 Spalanco le due ante turchesi della porta ed un coro di uccelli fuori da questa stanza sembra far festa come se aspettasse solo questo, come se aspettasse me.







Penso a ciò che ho lasciato sotto,seduta sullo scalino...stanze illuminate da lampadine tristi e stanche, l'odore di deodorante che fa dimenticare certe umane fragilità, che maschera la nostra essenza, che uniforma i ricordi.

Poi guardo questo cielo immenso che mi sovrasta,
questa grande coperta infinita
 che mi fa sentire piccola creatura imperfetta, persa in uno stupendo infinito.
       E così il tempo si dilunga.
Non più scandito dai programmi televisivi ipnotizzanti e dalle telefonate dei parenti , ma da un sole che pian piano si abbassa lasciando lunghe ombre viola e azzurre e bagliori sempre più rosati.


Qui il futuro non conta. Nessuno ti chiede del domani, nessuno domanda:
"che farai ?chi sarai ?"

Sei solo tu... dentro un cielo attraversato da rondini, rintocchi di campane e voci distanti.

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